giovedì 28 marzo 2013

La mia unica amica

La mia unica amica
di: Eliana Bouchard casa editrice: Bollati Boringhieri collana: Varianti pag: 242



Entrambe nuove nella classe che le accoglie, la protagonista e Stella, siedono affiancate in un banco biposto difronte alla cattedra, quasi separate dal resto della classe. Fra le due si instaura un rapporto complesso e mutevole, protagonista della narrazione.

L'amicizia ,fra Stella e la voce narrante del racconto, è il tema principale del romanzo di Eliana Bouchard, uno scorcio intenso e sentito del mondo vivido e vibrante dell'infanzia. La protagonista racconta attraverso i suoi occhi fantasiosi e la sua mente acuta di osservatrice il rapporto complesso e speciale che man mano la lega sempre di più a Stella, l'unico soggetto nel racconto ad avere un nome, laddove tutti i comprimari, seppur splendidamente delineati, hanno solo una definizione: la volpe, l'anima in pena, la bambina dei campi, il figlio del cancelliere, l'alieno. Così Stella è, come suggerisce il nome, l'unica star del racconto, sebbene attraverso l'analisi della suo personaggio la voce narrante svelerà di se stessa molto più di quello che si possa immaginare. Stella è descritta come una bambina spavalda, sicura di sé a tal punto da essere temuta dagli altri compagni. Allo stesso tempo la sua sicumera, che affascina e ipnotizza la protagonista, è un baluardo conquistato con la determinazione e la forza di un animo che non si arrende mai alla sconfitta, che sotto le ceneri della sua difficile situazione famigliare, arde e brilla di coraggio. Così la nostra narratrice, che immagina se stessa come il guardiano di un faro agli estremi del mondo, naviga verso questo astro misterioso, attraverso ghiacci infidi quando non sa come capire la sua compagna , e poi di nuovo a vele spiegate quando la comprensione di nuove sfaccettature del carattere illuminano il cammino. Ma come tutte le amicizie, anche quella narrata in questo romanzo, sarà messa a dura prova, e la voce narrante ci parlerà della sua necessità di compiere una scelta difficile: la fiducia verso Stella o l'abbandono del cameratismo fra le due? Tutto il romanzo è caratterizzato da un linguaggio complesso, ricco di metafore e analogie, sempre in bilico fra la prosa composita e una fraseologia spinosa, ma alla fine in grado di richiamare immagini così ben costruite da farsi perdonare qualche virtuosismo di troppo. "La mia unica amica" è un romanzo piacevole, perché in grado di riportare alla memoria e far rivivere quei meccanismi fra bambini dove tutto è sempre una scoperta, una sfida, una favola da svelare e allo stesso tempo è in grado di rendere alla perfezione i sentimenti e i crucci tipici di quell'età. La scelta poi di chiamare ogni comprimario con una definizione del suo carattere o del suo aspetto,  come se nel ricordo ogni volto o nome divenisse poi un emozione impressionista,  rende il tutto ancora più tagliente, con un'ironia sottile, ma molto ben misurata. Personalmente ho molto apprezzato le parti in cui la voce narrante descrive le sue impasse come momenti di navigazione nell'artico, e le descrizioni della maestra (la regina), che appare, proprio come il suo pseudonimo lascia intendere, la somma autorità, ma anche un personaggio equanime e  molto amato. Sullo sfondo di tutto il racconto si presenta limpido il mondo semplice e nitido di un paesino di montagna di qualche ventennio fa, con la mitica eclissi solare, le cicles o ciunghe (aka chewing-gum), la slitte fatte di cartoni e  la necessità di non sprecare mai nulla. Il libro nasce probabilmente da un' esperienza veramente vissuta dall'autrice che frequentò nei primi anni di scuola una pluriclasse di montagna (come specificato dal sito di Bollati Boringhieri). Consigliato ai lettori che cercano un romanzo di narrativa che li faccia viaggiare un po' indietro nel tempo, a chi ama la prosa elaborata, e a chi rivive con piacere i ricordi d'infanzia: Voto: 8

Un brano tratto dal libro:

 "La notte antartica muove il sipario di interrogativi, lo fa scivolare sulla figura di Stella e avvolge il tre alberi imprigionato dai ghiacci; il fasciame scricchiola in modo sinistro, assediato da banchi imponenti che, scontrandosi, imprimono l'uno contro l'altro una pressione talmente feroce da portare i giganti di vetro a sollevarsi sempre più in verticale, a lanciarsi nel cielo in forma di onde furenti rapprese dal gelo. La tenaglia mortale stringe la chiglia, sale sui fianchi e temo, per la prima volta dall'inizio del viaggio, di dover abbandonare il veliero se la banchisa non accenna a spezzarsi."

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